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Cyber Security

… ma non solo

Il NIST, National Institute of Standard and Technology statunitense, descrive la cybersecurity come “il processo di protezione delle informazioni attraverso la prevenzione, rilevazione e risposta agli attacchi”. In Wikipedia è bollata di fatto sinonimo di sicurezza informatica. Su queste premesse il settore non aveva necessità di un ulteriore vocabolo.

Eppure oggi potrebbe essere il momento di un neologismo capace di descrivere una zona grigia della sicurezza proprio il prefisso cyber potrebbe offrire una soluzione. Da una parte si riferisce alla costruzione di macchine in grado di riprodurre le funzioni del cervello umano e più in generale di un sistema capace di autoregolarsi attraverso input e output di comando e di controllo idonei a sviluppare alti livelli di automazione di attività complesse.

Un oggetto cyber si dovrebbe idealmente porre a un livello superiore rispetto a quelli tipicamente informatici, cioè destinati a conservare e a permettere elaborazioni delle informazioni da parte di un operatore. L’utente, di conseguenza, dovrebbe essere sollevato dall’onere di analizzare le informazioni, ma riceve un quadro di una situazione già interpretata sulla base del quale deve prendere una decisione (a volte già suggerita dal sistema stesso). Alcuni esempi sono rappresentati dai sistemi che dotati di algoritmi intelligenti come molti oggetti appartenenti al mondo IoT (auto intelligenti, smart tv e impianti di servizi essenziali come le reti elettriche che adottano lo smart metering integrato ad analizzatori di big data), strumenti software di analytics, scoring, trading automatizzato e in generale il mondo delle piattaforme dedicate alla gestione dei “big data”.

L’altra faccia di cyber è legata al termine cyberspace, coniato nel 1982 dallo scrittore William Gibson nella sua opera “La notte che incendiammo Chrome”, poi entrato nel linguaggio comune con il successivo romanzo “Neuromante” in cui è “un’allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legittimi… Una rappresentazione grafica dei dati estratti dalle memorie di ogni computer del sistema umano…”.

A questo punto potremmo avere necessità di descrivere la protezione di qualsiasi oggetto fisico o virtuale connesso alla rete e di tutti quelli strumenti deputati generare nuova conoscenza attraverso l’elaborazione autonoma e automatica dell’informazione. Questo potrebbe essere il dominio della cybersecurity che finirebbe per incorporare completamente la sicurezza informatica estendendosi poi verso l’Internet delle Cose e quindi comprendendo i sistemi informatici di oggetti il cui scopo primario è fornire altre funzionalità (in un termostato smart l’elaborazione delle informazioni è il mezzo e non il fine). Rispetto alla sicurezza delle informazioni, invece, la cybersecurity finirebbe per sovrapporsi in parte perché sarebbero escluse dal suo ambito le informazioni analogiche e su supporti fisici, ma si spingerebbe ad affrontare il tema della protezione della conoscenza che soltanto di recente viene delegata al “non umano”.

In questo scenario il team di consulenza di DI.GI. Academy ha maturato una lunga esperienza che lo ha portato ad attraversare le diverse fasi evolutive del mondo della security sotto la direzione del responsabile dell’area Alessandro Curioni.

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